NOTIZIE STORICHE SULLE CHIESE ESISTENTI NEL TERRITORIO
A cavallo tra il '500 e il '600, nel Casale di Montagna si registrò una rapida crescita della popolazione e dell'economia che favorì
la nascita e l'evoluzione di nuove classi sociali, nonché l'incremento del numeroso clero che circolava nel territorio.
In quel periodo, secondo il resoconto che i vescovi presentavano al Papa periodicamente, i luoghi di culto vennero
ulteriormente potenziati per far fronte all'aumento degli abitanti.
In base all'analisi del rivelo del 1607 (i riveli erano censimenti di anime e di beni) nel Casale vi erano 18 chiese e
alcune di esse venivano aperte solo nei periodi di determinati lavori agricoli.
Vi erano pure un monte di Pietà e due confraternite: quella del Santissimo Sacramento, costituita dai
più facoltosi, e quella di Santa Caterina dei poveri, gente che nasceva e moriva all'ombra del campanile,
il quale fu iniziato a costruire nel 1634 dall'arciprete La Greca e fu ultimato verso la fine del secolo.
Nella seconda metà del 1600, precisamente al tempo del vescovo Mons. De Amico, nella terra di Montagnareale,
è un fiorire di chiese, sia dentro il paese nel nelle campagne.
Ne abbiamo una documentazione meticolosa nella relazione della visita pastorale fatta, in quel tempo, dal sopradetto vescovo.
In una nota dell'arciprete Mariano Pallotta, datata 1614, si legge che nel Casale esistevano
due chiese parrocchiali: la Maggiore, ubicata nello spazio della Matrice e quella dell'Annunziata,
poco distante, oggi scomparsa; quest'ultima venne elevata a seconda parrocchia, con un rectore e regolari registri,
intorno al 1611, data in cui il vescovo ne informò il Papa attraverso una relazione ad limina
(visita fatta ogni 5 anni dai vescovi al soglio pontificio).
Poi c'era la chiesa di San Sebastiano con annesso ospedale, la chiesa di Santa Caterina con la Congregazione della Carità,
ubicata nell'omonima piazza, la chiesa di San Nicolao all'uscita del paese e infine la chiesa di San Giovanni che era gestita da due eremiti.
Inoltre, i registri dei lasciti dei morti ci informano che esistevano due chiesette rurali:
San Giovanni (già citata) e San Pietro, ubicate nelle omonime contrade e in cui si celebrava solo stagionalmente,
soprattutto nel periodo della mietitura e della "nextura" della seta.
Oltre alle chiese che abbiamo citato vi erano ancora le seguenti:
la Chiesa di San Marco che si trovava nella baronia di Francesco D'Amico, con altare dedicato a San Marco;
la Chiesa di San Giuseppe, nella contrada di Giammitrano, nella baronia di Vincenzo Florulli;
la Chiesa di San Nicola, vicino al territorio di Librizzi.
In una pianta topografica datata 1843, custodita nell'ufficio tecnico del comune, vediamo localizzate ancora 5
chiese e precisamente: la Chiesa Madre, la Chiesa dell'Annunziata, posta poco distante alla Matrice,
la Chiesa Santa Maria della Concezione, anch'essa nella stessa zona, la Chiesa di Santa Caterina e infine la Chiesa di San Sebastiano.
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